(Trollzorn Records) Non credo di dovervi spiegare che i Cruachan sono una delle colonne portanti del pagan metal: nonostante grandi difficoltà, gli anni che passano, cambi di line-up e sostanzialmente anche di genere, Keith Fay e compagni sono sempre qui a offrirci la loro personalissima visione dei suoni heathen. Già, perché si sente lontano un miglio che i nostri non sono scandinavi (ovviamente vengono dall’Eire…), e orecchie troppo abituate a Bathory, Borknagar o Thyrfing potrebbero trovare il loro sound troppo differente… ma trovo che sia proprio qui la forza della formazione irlandese, che naturalmente pesca a piene mani, per i testi, dallo sconfinato patrimonio di leggende della propria terra. La titletrack è uno splendido pagan epico e rabbioso, nella piena tradizione dei Cruachan: un pezzo che apre scenari guerreschi che non mancano di maestosità e grandezza. “The Arrival of the Fir Bolg” si volge invece sul lato black, genere che viene mescolato al celtic folk in un connubio originale, che ha qualche richiamo soltanto nei Suidakra; “The Marching Song of Fiach McHugh” recupera ed elettrifica, come da tradizione per la band, episodi del folk tradizionale. Pressappoco lo stesso accade con il bellissimo strumentale “Gae Bolga”, poi “The Sea Queen of Connaugh” è probabilmente il picco del disco: prendete gli Alestorm, rendeteli più estremi, colorate il tutto con cambi di atmosfera degni del progressive, passando dal black al folk a toni epici, e il capolavoro è fatto! Il disco si chiude con “Perversion, Corruption and Sanctity”, divisa in due parti: mentre la prima si scatena con passaggi veloci e caotici, la seconda è uno strumentale che si divide ancora una volta fra epic e black. Attenti anche alla bonustrack delle versioni digipack e lp, “Pagan”: un brano furioso, che ricorda molto le primissime produzioni della band e, a suo modo, anche gli ultimi King of Asgard. Sempre più oscuri, furiosi e terribili: ecco i Cruachan nel 2014!
(René Urkus) Voto: 8/10