(Century Media / Sony Music) L’album è una collusione di thrash, death e tanto melodic black metal con una tendenza alle atmosfere che totalizzano, avvolgono letteralmente l’insieme dei pezzi. In questo strato di strumenti che si sommano vi rientrano anche i sintetizzatori, i quali stendono un velo di cybernetico o fantascientifico alle suddette atmosfere. I Cryptosis passano da fasi estreme, veloci ad altre con andature moderate e sono piuttosto rare quelle lente. Ritmicamente “Celestial Death” è estremamente vivace, dinamico e dunque in una certa misura anche progressive, nonostante chitarre, basso e batterie si sommino insieme per creare una direzione comune, senza pois epararsi per lunghi periodi come appunto nello stile prog. Queste atmosfere così evocative, epiche, fantascientifiche che ricordano vagamente i Nocturnus ma non da meno i Voivod e comunque il black metal sinfonico. “Celestial Death” non ha una matrice ‘spaziale’ ma i Cryptosis si spingono in direzioni incalcolabili prendendo toni inattesi. L’album offre denota una lunga serie di particolari e non è semplice assorbirlo, pur avendo degli alti e bassi nelle melodie e una sua disarticolazione strutturale, non lascia indifferente la capacità esecutiva dei musicisti e la quantità di stratificazioni di suoni e stili che si odono nei pezzi. Il brano di chiusura “Coda – Wonderer Into The Light” è bellissimo, come se Vangelis inserisse del metal nel suo comporre o collaborasse con gli Ayreon.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10