(Massacre/Audioglobe) I greci Crystal Tears, qui al loro terzo album, mi sono stati simpatici già al primo ascolto: però da recensore devo ammettere che la loro proposta è abbastanza standard. Mi chiedo spesso cosa ci voglia, in un genere in agonia come il power (ma il discorso si potrebbe fare praticamente per tutti gli altri settori), per lasciare una traccia durevole nella mente dell’ascoltatore: quale che sia il segreto, gli ellenici non sembrano conoscerlo, e finiscono per essere dimenticati abbastanza presto, cosa che trovo onestamente un peccato perché in “Hellmade” c’è più di un buono spunto – a cominciare dalla prova vocale dell’ex-Artillery Søren Adamsen. “Destination Zero” apre il platter con una bordata power/thrash di chiara matrice mitteleuropea, con belle chitarre veloci e tecniche. Esplode improvvisamente la melodia in “Out of the Shadows”; è thrash quasi puro “Resurrection Suicide”, mentre abbiamo ancora ottime trame chitarristiche, che si confermano la cosa più interessante di questo disco, in “Violent new me”. La conclusione dell’album vira, molto piacevolmente, verso il rock: prima con la scanzonata “Rock’n’Growl”, poi con la cover dei Midnight Oil “Beds are burning”. Tutto a posto, quindi? Certo, e niente in ordine! Perché dopo quattro ascolti non riuscivo a ricordare neanche un refrain o un passaggio in particolare. Sono io che ascolto troppa musica… o sono i Crystal Tears che, per quanto bravi, non superano quella ‘magica soglia’ fra il disco ‘onesto’ e quello ‘vincente’? In ogni caso, al di là di tutti i miei contorti ragionamenti, credo di dare a questo “Hellmade”, con un 7 su 10, il voto che effettivamente si merita.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10