(Metal Blade Records) Quattordici anni! Son quattordici gli anni passati dal precedente album omonimo di questa band americana che con i primi due album, “Futility” e “The Hinderers” (2004 e 2007) si fece notare, attirando l’interesse di moltissimi (sottoscritto compreso!) amanti di sonorità non convenzionali, in particolare questo death metal ricco di tecnica ed elettronica. Delle vecchia line up è rimasto solo il membro fondatore Eyal Levi ed il potente vocalist Sean Zatorsky, quello degli ultimi due album prima del lungo hiatus, mentre tutti gli altri si sono uniti recentemente (nell’ultimo paio d’anni), compreso il batterista dei Septicflesh, Krimh. Fortunatamente tutto questo tempo e tutto questo cambio di attori, non ha intaccato il sound della band, l’ha forse ulteriormente perfezionato, reso più intenso, più dinamico, ma lo stile è quello, appare innegabilmente! I nuovi Dååth sono più orchestrali, più pesanti, più melodici, a tratti più sperimentali come si nota per esempio in brani quali “The Silent Foray”: si sente una band compatta, con musicisti di talento impegnati anche in un songwriting grandioso, epico (l’inizio di “Unwelcome Return” vale come ottimo esempio), evocativo, trionfale. E come se non bastasse la nuova e potente line up che Eyal è riuscito a mettersi attorno, ecco pure gli ospiti in vari assoli! Tra questi, Jeff Loomis (ex Nevermore, ex Arch Enemy), Per Nilsson (Scar Symmetry, Nocturnal Rites) e Dan Sugarman (Ice Nine Kills). Subito tagliente ed ultra tecnica“No Rest No End” (feat. Spiro Dussias), deliziosamente minacciosa “Hex Unending” (feat. Dan Sugarman), un brano che mi porta alla mente il sound di “The Hinderers” del 2007. Ottimo mix dell’orchestrazione su “Ascension” (feat. Dean Lamb), rocambolesca “With Ill Desire”, imprevedibile “The Silent Foray” (feat. Per Nilsson), estrema “Purified by Vengeance” (feat. Mick Gordon and Mark Holcomb). Immensa “Deserving of the Grave” con il grande Jeff Loomis, prima della conclusiva “Into Forgotten Dirt” con l’orchestrazione meravigliosamente incalzante. Eyal Levi è tornato. I Dååth sono tornati. Anzi: non sono tornati, sono semplicemente rinati, spinti da una nuova energia, alimentati da una rinvigorita creatività la quale perfeziona questo stile in maniera cinica e chirurgica. Musicalmente non sono dei nuovi Dååth, sono i Dååth che raggiungono quella perfezione tecnica che hanno sempre cercato… sono i Dååth elevati all’ennesima potenza!
(Luca Zakk) Voto: 8/10