(Cruz del Sur/Audioglobe) I Dark Forest sono certamente fra gli esponenti più significativi del british metal di questi ultimi anni, e “Dawn of Infinity” è senza dubbio uno dei miei dischi preferiti, uno di quelli che lascia veramente di rado il piatto del mio giradischi. Tuttavia, questo nuovo “The Awakening”, il terzo full-“length”, mi sembra inferiore rispetto al capolavoro che lo ha preceduto (e purtroppo era facile che accadesse…). La titletrack, sette minuti di metallo inglese fra l’epica degli Uriah Heep, la NWOBHM di nicchia con armonie di twin guitars (forse stile primi Cloven Hoof), e una certa dose di power leggero funziona che è un piacere, e la riterrei anzi il pezzo migliore del disco: ma il cambio di cantante, devo dirlo sinceramente, penalizza la potenza del brano. Will Lowry-Scott magari non copriva cinque ottave, ma aveva un timbro forte, netto, immediatamente individuabile; il nuovo acquisto Josh Winnard è sicuramente più tecnico, e a suo agio sulle partiture alte, ma ha anche una voce più canonica, e soprattutto meno inventiva. Grande refrain in “Penda’s Fen”, mentre “Rise like Lions” si concede a un power solido e veloce. “Secret Commonwealth” è una cascata di NWOBHM, poi il disco si chiude come era iniziato: “Sons of England” recupera l’epica inglese degli anni ’70, quella contaminata dal folk, che è spesso facile cogliere nei già citati Uriah Heep, nei primi Wishbone Ash, o anche in “Led Zeppelin III”. Come vedete non ho nessuna critica in particolare da muovere a “The Awakening”, se non quella di avere un ‘padre’ troppo ingombrante, con il quale è quasi inevitabile fare dei paragoni.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10