(Fuel Records) Mike Lunacy lo aveva annunciato senza troppi giri che questo album doveva segnare il ritorno alle melodie e all’epica sonora di stampo russo. La fluida potenza dei Dark Lunacy arriva dunque ad evolversi su quelle tipiche atmosfere affrescate da canti e cori dell’Armata Rossa e nel contempo a tentare di dare una propria linea, quella di uno stile personale e che sia degnamente Dark Lunacy. Questo album l’ho ascoltato tante volte e ancora adesso che i miei polpastrelli si poggiano sui tasti, non riesco ancora ad avere il senso delle proporzioni di “The Day of Victrory”. Mike e soci nelle melodie hanno saputo farci. Ci sono trame sonore che si sviluppano e si legano. Trame che pronunciano di continuo qualcosa, ma sempre attraverso la melodia perché a dire il vero l’impianto prettamente metal a volte sembra vuoto. La maestosità dei passaggi, ritornelli, bridge, gli inserti della Madre Russia, tutto caratterizza questo lavoro, mette sotto i riflettori la composizione e denota una marcia avanti per la band. Eppure qualcosa non mi quadra e dunque gli alti e bassi percepiti nell’album non riesco proprio ad accettarli. Il lato debole sono le strutture metal, le quali sono si accattivanti o piene d’impeto, poetiche, ricche di melodie vivaci o maestose, ma è singolare la quantità di metal legato alla matrice Dark tranquillity. La band italiana riesce anche ad esibirsi su livelli importanti, notevoli, parlo di tecnica, ma proprio le vicinanze con la band svedese rendono alcuni pezzi dell’album come qualcosa di più o meno già sentito. Voglio dire che non riesco ad ammirare un brano come “Red Blocks”, il quale soffre di quella similitudine della quale riferivo, ma di certo apprezzo “Anthem of the Red Ghosts”, uno dei momenti più dinamici e variegati dell’album, grazie anche ad un potenziamento sinfonico d’effetto. Questo paragone tra le due canzoni potrei rapportarlo anche su altri titoli, ma non occorre il traccia per traccia per definire ulteriormente di cosa “The Day of Victory” sembra soffrire in alcuni momenti. Insomma le lodi ai Dark Lunacy mi sento di farle, ci sono brani notevoli, su tutti “The Mystic Rail”, ma altri confezionano un clima che se non fosse per gli interventi sulla riga delle sonorità ‘sovietiche’, per esempio “From the Don to the Sea” sembrerebbero delle ottime riproposizioni comunque di qualità di modelli sonori poco personali. Forse è un mio limite di comprensione, ma qualcosa non mi ha convinto.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10