(Arthorium Records) I brasiliani Dark Witch esordiscono su full-“length” dopo una gavetta durata sedici anni: e lo fanno con un disco sferragliante, a tratti ingenuo, prodotto in maniera non eccellente, ma sicuramente godibile e genuino. Il cantante e bassista Bil Martins milita anche negli Hellish War, e direi che siamo più o meno sulle stesse coordinate musicali: un power sporco, talora tendente al thrash – anche se nei passaggi più classici i nostri ricordano pure i gloriosi Hibria. La opener nonché titletrack unisce un feeling thrashy a un refrain vagamente epico; classicissimo il riff di “Wild Heart”, mentre il ritornello in crescendo di “Lighthouse Ripper” mette a dura prova le corde vocali di Bil. Con “Death Rain” siamo praticamente nel thrash puro, mentre “Siegfried” ripresenta qualche spunto epico. “Liberty or Death”, al di là del titolo, ha qualcosa nella struttura che ricorda i Grave Digger più power; forse l’unico brano davvero non riuscito è “Stronghold”, dal chorus troppo sguaiato. Per il resto, dalla martellante “Firestorm” alla godibile melodia di “To Valhalla we ride”, i defenders si ambienteranno presto.
(René Urkus) Voto: 7/10