(Les Acteurs de L’Ombre Productions) L’eclettica, ma sempre in ambiti tetri, label francese riprende ancora una volta gli indipendenti connazionali Darkenhöld, ripubblicando il loro album del 2017, il successore di “Castellum” (recensione qui). Anche con “Castellum” la label intervenne, pubblicandone la versione in cassetta (precedentemente era uscito in forma indipendente su piattaforme digitali e su poi CD grazie alla Those Opposed Records), evidenziando la strana essenza di questa band provenzale la quale, giunta ormai al quarto album in dieci anni, rimane sostanzialmente aperta ad accordi momentanei ma non vuole (o riesce?) entrare in nessun roster specifico. “Memoria Sylvarum” evolve lo scenario medioevale di “Castellum” e lo trasporta in oscuri percorsi attraverso foreste dimenticate, inasprendo ed indurendo il suono, lo stile generale, il quale abbraccia in modo più deciso il black metal, senza dimenticare quell’arte che distingue la band, quella che permette loro di creare spunti di atmosfera, gloria e tradizione oppure esaltare i brani con deviazioni potenti e maledettamente catchy. I nuovi brani disegnano un percorso tra il fantasy e l’horror, evocando miti e leggende, offrendo all’ascoltatore una complessa e variegata immersione in una scenografia arcana, antica, oscura e inquietante. Stupenda “Présence des Orbes”, brano che dal mid tempo atmosferico di matrice Burzum, sfocia in un blast beat furioso e travolgente coronato da una melodia epica. Catchy “Errances (Lueur des Sources Oubliées)“, brano mai veloce ma sempre intenso, è esaltato da partentesi corali ed acustiche le quali dipingono alla perfezione gli scenari descritti dal disco. Emozioni epiche supportate da ritmica favolosa ed un assolo azzeccato con “À l’Orée de l’Escalier Sylvestre”. Mid tempo irresistibili su “La Chevauchée des Esprits de Jadis”, una canzone decisamente schietta e diretta. Emozioni oscure con l’intermezzo atmosferico “La Grotte de la Chèvre d’Or”. Colpi di scena progressivi su “Ruines Scellées en la Vieille Forêt”, ancora orgoglio epico con “Sous la Voûte de Chênes”. La band provenzale segue la sua strada con fierezza e decisione. I loro album hanno sempre convinto, anche perché riescono a dare vita ad uno strano incrocio tra black metal -la componente predominante- ed il power metal, genere dal quale attingono idee e spunti, senza tuttavia dare vita ad un miscuglio assurdo o poco interessante. “Memoria Sylvarum” rimane epico, glorioso, vittorioso, leggendario… ma molto, molto più oscuro e violento. Molto più black metal!
(Luca Zakk) Voto: 8/10