(Autoproduzione) Dop due ep, i tedeschi Darkest Horizon si sentono pronti per il full-“length”, e dispiegano 55 minuti di epic death metal che ha molti punti di contatto con gli Ensiferum, i Children of Bodom e soprattutto i Wintersun, data la comunanza di temi spaziali e metafisici. Per il genere suonato, e il gigantesco wall of sound che riesce a creare, il disco è ben prodotto e composto; aggiungiamo che i nostri si sanno vendere molto bene, con una immagine fighissima e un battage pubblicitario significativo… insomma, anche io sono caduto nella loro rete e sono stato convinto sotto tutti i profili! Dopo la intro, “A Universe reborn” apre il disco quasi nel segno del black sinfonico, ma alla linea portante fanno da contrappunto delle tastiere abbastanza squillanti. Viene poi l’unico pezzo che non mi ha convinto, la troppo lunga e prolissa “A thousand Dreams”; il disco si riprende subito con “Utopia”, brano tutto sommato vicino agli Ensiferum per un certo sentore folk e diversi spunti epicheggianti. Ancora più maestosa e magniloquente “Evolution’s Downfall”, mentre la suite conclusiva “Interdimensional”, che sfiora gli undici minuti, è basata soprattutto sulle keys, per cui dà vita a una (bella) versione più epica e ‘pulita’ dei Children of Bodom degli inizi. In questo lunghissimo brano è evidente la capacità dei Darkest Horizon di saper variare opportunamente gli ingredienti del sound (è un po’ fuori posto soltanto il break di piano), e anche la volontà di avvicinarsi alle atmosfere profonde ed emozionali dei Wintersun. Una valida alternativa, tedesca e non scandinava, per chi ama il death metal più pomposo e trascinante.
(René Urkus) Voto: 7,5/10