(Oblivion / SPV GmbH) Artisti, musicisti, tutti professionalmente impegnati che decidono di dare vita ad un nuovo progetto. E’ questa la sintesi dei Darkhaus, band con origini in ben quattro nazioni (Scozia, Stati Uniti, Germania, Austria). Band moderna e contemporaneamente fuori epoca. E, lasciatemelo dire, questo “My Only Shelter” li avrebbe resi maledettamente multimilionari, se solo fosse uscito negli anni ’80, in una epoca dove rock e dark toccavano, superandolo, qualsiasi limite. Darkhaus, genericamente band definita Synth-Rock, si rivela un progetto sublime, speciale, con massicce influenze goth e rock e tutto quello che ruota, o ci ruotava, attorno. Sedici pezzi, che scandiscono oltre un’ora di musica potentissima, ma con quell’irresistibile componente malinconica resa poi esplosiva da un rock pieno di accenti, ricco di spunti, semplicemente impossibile da controllare, da arrestare. E’ difficile non sentire la pulsazione del metal di “Hour Of Need” che sapientemente ama alternarsi tra input elettronici mescolati a momenti classici e a volte quasi trionfanti. Su pezzi come la bella “Angelina” mi ricordano certi capitoli dei Paradise Lost (quelli che la scena metal odiava ed io adoravo), mentre sulla fantastica “Drive” è impossibile non tornare indietro di qualche decennio, quando il dark wave era quel bellissimo genere musicale un po’ dannato, un po’ sexy. Un dark wave che si fonde con un “synth hard rock” sull’irresistibile “Looks Like Rain”. Alternative rock, che abbraccia il metal, sconfinando su idee grunge sulla potentissima “Our Time”, mentre un’intensificazione della una componente metal sempre in chiave dark wave è percepibile sull’indimenticabile “Breaking The Silence” (riproposta anche in versione club remix, praticamente dance, tra le tracce del disco). Lacerante l’inizio di “Hurts Like Hell”, un pezzo che non si rilassa mai, scatenando un riffing a base di adrenalina, su una impostazione melodica triste ed un cantato che esprime sofferenza e negazione di speranza… un pezzo semplicemente meraviglioso. A volte ricordano gli HIM oltre che ai già citati Paradise Lost. Talvolta si rifanno ai Rammstein, toccano molte volte i Depeche Mode… ma risultano originali, diversi, esaltanti. Il loro sound è capace di risvegliare nostalgie sepolte, come creare sensazioni fresche e nuove. Un album da ascoltare senza sosta. Canzoni che si spera sentire alla radio. Un metal che penetra direttamente nelle carni, ed una elettronica che manda in corto circuito il cervello. Come dicono loro stessi: “benvenuti, vi stavamo aspettando!”
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10