(Jolly Roger Records) I Darking sono il complesso di Agostino Carpo, chitarrista dei primi dieci anni di vita dei Domine: il secondo full-“length” della sua nuova creatura segue di ben cinque anni il debut “Son of Steel”, che sono andato a riprendere dai miei scaffali per prepararmi meglio alla recensione. E in “Steal the Fire”, che pure mi è piaciuto, e molto, trovo la stessa piccola pecca che trovai nel suo predecessore, e che ancora non riesco a mettere bene a fuoco: per farla breve l’album mi sembra troppo carico, con qualche passaggio di troppo, con un wall of sound fin troppo monolitico… per cui alla fine dell’ascolto si avverte che il risultato non è stato centrato in pieno, che c’è qualcosa di troppo e quindi, paradossalmente, manca qualcosa. Ma vediamo i brani più significativi. “Icarus” ha in sé lo spirito dell’heavy metal originario: molto grintosa la performance vocale di Mirko Miliani, forse si poteva fare qualcosa di più in fase produttiva, soprattutto – eterno problema dell’underground – per quanto riguarda la resa di batteria. La titletrack omaggia la NWOBHM più oscura, mentre “I’m a Legend” ha un breve e semplice refrain che si canta subito, a casa e quanto prima sotto al palco. “Killing Machine” rimanda all’epic metal americano più ortodosso, la lunga “Storyteller” invece lega con il doom; mi piace di meno, invece, la cover di “Stormbringer” dei Domine, un brano che perde moltissimo senza il tappeto di tastiere presente in “Champion eternal”. Consiglio in ogni caso il disco dei Darking a tutti i defenders, perché gli elementi interessanti ci sono eccome.
(Renè Urkus) Voto: 7/10