(Massacre Records) Terzo full length in otto anni per i tedeschi Darkness, autori tra il 1987 ed il 1989 di tre dischi tra i quali spicca in positivo il furioso esordio “Death Squad”, mentre “Conclusion & Revival” ha rappresentato il punto più basso della prima parte della carriera, conclusasi con lo scioglimento nel 1990. Decisamente più interessante a livello qualitativo la seconda parte della loro storia, contrassegnata dal roboante ritorno nel 2016 con “The Gasoline Solution” (recensione QUI) e due anni dopo dal buono “First Class Violence” (recensione QUI), prima di ripresentarsi oggi con quello che la band considera, a ragione, come il loro album più feroce. Un disco senza fronzoli ed orpelli, puro thrash metal fumante, quello che senza troppi complimenti prende a calci nelle gengive l’incauto ascoltatore. Un approccio ben rappresentato dal singolo “Roots Of Resistance”, durante le sessioni della quale il batterista Lacky aveva espresso il proprio disappunto sul fatto che molte canzoni sono rovinate da lunghe e prolisse intro (ne sanno qualcosa gli Iron Maiden), quando, a suo avviso sarebbero sufficienti una rullata di batteria per dare il via ai brani. Il suono di una sveglia introduce la furiosa “Wake Up In Rage”, classico thrashone teutonico che non fa prigionieri, doppiato dalla successiva “A Couple Of Kills”, sorretta da un drumming lineare e forsennato, interrotto per qualche secondo da una breve parentesi più melodica, prima di rilanciarsi con impeto nel finale. L’arpeggio acustico che apre “Human Flesh Wasted” illude per un attimo di trovarsi davanti ad un brano caratterizzato dalla melodia, mentre parte un riffone slayeriano di rara violenza; molto più pesante “Truth Is A Whore”, accattivante mid tempo caratterizzato da partiture semplici ma efficaci. Prima ho citato gli Iron Maiden e la loro tendenza a creare lunghe intro, ed ecco che la title track è introdotta da un lungo arpeggio di basso ed armonizzazioni di chitarre proprio in stile maideniano, per poi crescere in un’alternanza tra velocità a rotta di collo e rallentamenti epici che riconducono alla parte iniziale, prima di esplodere in assoli di pregevole fattura. Un album che recupera in toto la furia degli esordi, filtrata attraverso la maturità e la tecnica di musicisti di quarantennale esperienza.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10