(Avantgarde Music) Intossica la musica degli svizzeri Darkspace giunti al quarto immenso lavoro. “Dark 4.18”, “Dark 4.19” e “Dark 4.20”: le tre traccie, tutte lunghissime (totale oltre un’ora) che diffondono il male, la dispersione del cosmo senza fine, la definizione dell’oscurità stessa; come sempre titolo anonimo, sempre riportante la nuova versione di quel male ancestrale capace di diffondersi negli abissi spaziali. Molta melodia. Ai confini tra il black atmosferico e quello sinfonico. Estremi. Letali. Crudeli. Cinici. I Darkspace sono ormai lontani dalla limitata scena underground e la loro musica è grandiosa, impegnata, estrema. La purezza del freddo e dell’oscurità convertiti in suoni ipnotici, in suoni infernali, in riff poderosi e coinvolgenti, ritmiche forsennate, suoni che generano instabilità mentale. Le tre tracce offrono vocals senza vita, suoni carichi di energia nucleare, atmosfere piene di decadenza e senza alcuna speranza, celebrando l’infinità cosmica e la criptica essenza misteriosa di questa cult band ormai attiva da ben 16 anni. Chitarre spietate, drumming disumano, tastiere immense e capaci di materializzare ambienti freddi, ambienti asettici, privi di vita, privi di futuro. Sono i Darkspace. Il loro moniker descrive alla perfezione la loro musica, la quale ancora una volta non lascia alcun dubbio sulla genialità di questo trio, creatore di emozioni perverse a cavallo tra black, ambient, sinfonia ed industriale. Immensi!
(Luca Zakk) Voto: 9/10