(Peaceville Records) Solo cinque pezzi, poco più di quaranta minuti e i Darkthrone si mostrano per quello che sono… cioè i Darkthrone! Almeno quelli ai quali siamo abituati da almeno tre lustri o giù di lì. Suoni massicci, batteria essenziale, il duo di Kolboton, ovvero Nocturno Culto e Fenriz, continuano a manipolare antichi schemi sonori però prosciugati dal black metal e innestati con essenziali e calibrati esempi di heavy metal, speed metal e adesso anche doom metal. “His Master`s Voice” è granitica e dal passo svelto poi emerge un riffing epico, heavy, solido e in divenire che svanisce in un solenne finale cadenzato quanto pachidermico. “Hate Cloak” ha un passo neo-doom e con evidenti derivazioni anni ’70, sempre con quella crosta di catrame e tenebre che avvolge da sempre il comporre dei due norvegesi che in questo album è piuttosto in evidenza. Un aspetto doom è rintracciabile anche in “Voyage to a North Pole Adrift”, un pezzo di quasi nove minuti e mezzo che diventa il più lungo in fatto di durata dell’intero lotto, con un cambio di passo esaltante e addirittura un breve assolo retrò. Se “Wake of the Awakened” ha un’andatura svelta e dal riffing ruggente e fragoroso, con quella giusta fierezza che fa ancora black metal e per certi aspetti questo pezzo è tra i pochi degli ultimi anni a poterlo definire come tale, “Lost Arcane City of Uppakra” sembra un esperimento nel quale cliché hard rock anni ’70, heavy metal e un’imprevista psichedelia, vengono montate in questa cavalcata di matrice Darktrhone. Di “Eternal Hails…..” colpisce immediatamente quanto i brani siano articolati, pur presentandosi come un fluido scorrere di rocce e magma ovviamente! Fenriz questa volta è solido, ma più di tutto osa molto di più, immettendo una verve che non sempre ha voluto mostrare. Nocturno Culto e Fenriz sono umorali, istintivi, anche abitudinari ma soprattutto non programmano: ancora oggi risultano essere a loro modo ispirati nella forma dell’esecuzione prima, quanto nella composizione poi. Nocturno Culto sfodera un’ingente quantità di riff per ogni pezzo e dunque la vitalità di Fenriz mista alla creativa immediatezza di Nocturno Culto, reagiscono e interagiscono attraverso suoni ruvidi, arrangiamenti privi di lacche e lustrini. Dal 2004 i Darktrhone hanno registrato i loro album al Necrohell II studio, cioè con un registratore portatile a otto tracce in un vecchio rifugio antiaereo. Un otto tracce che rimpiazza il fiero Necrohell a quattro tracce, il mezzo con il quale il duo ha registrato album come “Transilvanian Hunger” e “Panzerfaust” eppure questa volta i Darkthrone hanno deciso d’improvviso un cambiamento, spostandosi per la prima volta a Oslo al Chaka Khan Studio.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10