(Is it Jazz? Records) Tanto energetici quanto intimi. Musica che cresce scatenandosi dal turbinio dell’improvvisazione. Prog. Rock. Jazz… tanto jazz… ma dove stanno veramente i confini? È forse questo vero jazz, quello più ortodosso, più puro? Non credo… ma è difficile a dirsi: si percepisce blues, americana, molto prog, un libertinaggio sonoro che vede poi dietro le quinte il batterista degli Enslaveld, Iver Sandøy, la cui carriera alla console annovera nomi tra i quali Gaahls Wyrd, Audrey Horne e Wardruna. Cosa sono quindi i Datadyr? Gente che viene da band quali Kryptograf, un trio, un trio molto originale, molto potente, ispirato, libero da schemi: solo chitarra, contrabbasso e batteria. Nessuna voce, tanto sono gli strumenti a parlare con impeto. Ospiti? Un sassofonista, che non può davvero mancare, ed un altro chitarrista. Un debutto intenso, organico, ispirato, ricco di dettagli, di spontaneità, di musica capace di comunicare, di musica composta da strumenti che amano e si divertono esprimersi assieme. I Datadyr sono forse la band che meglio definisce il nome di nuova etichetta, figlia della Dark Essence e della Karisma. ‘Is it jazz?’ È forse mai jazz? Vero jazz? Forse si. Probabilmente no… ma viene naturale pensare che la sua genialità stia nel limbo che prolifera nel mezzo!

(Luca Zakk) Voto: 9/10