(High Roller Records) Ho in bella mostra a casa il 7’’ d’esordio dei Dead Lord: non sono un naturale consumatore di rock composto dopo la fine dei seventies, ma “No Prayers can help you now” suonava come i Thin Lizzy del ’76, e quindi non ho saputo resistere. Ecco finalmente il full-“length” degli svedesi: direi che con i conterranei Screamer e Slingblade (guarda caso, tutti in forza alla High Roller Records) possiamo ormai parlare di uno sweden rock dalle precise caratteristiche (suono vintage e sporco, succitati Lizzy come punto di riferimento, brani diretti tutti basati sul trio base di strumenti più una seconda chitarra). “Hank” stupisce subito per la sua freschezza, per il suono squillante delle chitarre che procedono in libertà, per la puntualità della sezione ritmica. Gli stop’n’go di “Onkalo” vanno via che è un piacere, e lasciano anche al singer Hakim Krim la possibilità di gigioneggiare con una interpretazione spesso ironica e comunque sempre al vetriolo. La titletrack ha quel ritornello al quale non si dice di no, ma il miglior brano del lotto è certamente “No more Excuses”, un blues sporco che cresce fino ad impazzire in un chitarrismo sfrenato. Si chiude con “Ghost Town”, un pezzo da manuale del rock seventies, con un groove invidiabile. “Goodbye Repentance” resta comunque un prodotto di nicchia (peraltro disponibile sia in cd che in vinile, e naturalmente vi consiglio quest’ultimo!), ma mille volte superiore a certo rock di cassetta che le radio vi spacciano come dotato di un feeling anni ’70.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10