(ATMF-De Tenebrarum Principio) È quasi un decennio che gli Italiani Deadly Carnage sono in circolazione. Dalle origini orientati al black, deviano e debuttano nel 2008 con una idea oscura, decadente, che prende spunti dall’esperienza black, traendo ispirazione dal doom e da traiettorie sonore più teatrali, coinvolgenti, atmosferiche. Questo terzo lavoro dimostra una indubbia maturità artistica la quale rivela quanto la band sia in gamba nel comporre e suonare il proprio genere. A cavallo tra lyrics in inglese ed in italiano, questi quasi cinquanta minuti risultano sorprendenti, in quanto ogni singolo pezzo è capace di destare attenzione, generare un intenso interesse, grazie a dettagli sapientemente inseriti, l’intensità delle sensazioni espresse e quelle atmosfere tristi e pessimiste, costruite con intelligenza e personalità, lontane da tutto ciò che si cataloga sotto il capitolo del gothic. E’ proprio questo il tocco magico dei Deadly Carnage: riescono a costruire atmosfere che possono ricordare bands come Paradise Lost o Amorphis, ma senza copiare, e senza cadere in stereotipi di genere. Marcello, tanto per iniziare, ha una voce trasversale: perfetta per certi range di death metal, compatibile con il black, sempre in grado di esprimersi con disperazione ed un timbro in equilibrio tra il furioso e lo struggente, capace di cambiare dal growl, allo scream , al parlato, al sussurrato. Il resto della band è compatta e ogni strumento viene ben valorizzato, oltre che risultare fantasioso e ben suonato. La struttura delle canzoni crea costantemente interesse, suspance, ansia, ed il livello di potenza sonora costantemente emesso non può non attirare l’attenzione di chiunque ami il metal nelle varianti più deviate, estreme, oscure. “Dome Of The Wanders” è uno dei pezzi migliori: vanta un riff prettamente black metal, che poi trasforma la canzone in qualcosa di marcatamente progressivo, evidenziato anche da un meraviglioso assolo di flauto traverso, il quale avvicina la canzone a certe sensazioni che sapevano un tempo diffondere proprio gli Amorphis. Tagliente e furiosa “Carved in Dust”, ossessiva e devastante “Beneath Forsaken Skies”, la quale vanta un riff pesantissimo di derivazione doom, ma di produzione più marcatamente death metal. “Il Ciclo Delle Forgia” è un piccolo capolavoro: linee di basso calde, arpeggi pieni di tristezza ed agonia, tastiere che creano inni alla condanna. Pezzo lento ma terribilmente lacerante, esaltato da un testo in italiano che Marcello canta con estrema espressività, ricorda certe sonorità dei Paradise Lost, ma con l’aggiunta di una extra dose di energia, sostanza, un suono corposo e fantastico, che vanta anche diversi accenti costituiti da idee stilistiche (basta sentire la batteria appena dopo la metà della canzone). La conclusiva lunghissima title track (oltre quattordici minuti!) è una piccola opera che riassume l’ampio ventaglio di varianti e direzioni stilistiche proposte con genialità dalla band. Il pezzo cambia direzione a volte con progressione a volte improvvisamente, ma sempre e comunque in modo ottimale. I dettagli inseriti, specialmente dall’ottimo drummer, sono una ricchezza immensa la quale tiene in piedi questo bellissimo pezzo per tutta la sua lunga durata. Un’ottima sorpresa, un disco tetro nei contenuti, ma brillante nella composizione. I Deadly Carnage sono una band che merita moltissima visibilità, specialmente sul fronte internazionale, in quanto la loro musica è accattivante, travolgente, mai scontata, sempre innovativa. Loro amano definirsi post-black. Io credo si sbaglino: questo più che post, è progressive death/doom. La precisione musicale utilizzata per dipingere questi scenari tetri è ancorata alla tradizione, è si dimostra assolutamente geniale e molto personale.
(Luca Zakk) Voto: 8/10