(Rock’n’Growl) Il debut degli inglesi Deadly Circus Fire è pronto da più di un anno, ma solo adesso, per vari problemi con il mastering, riesce a vedere la luce. La band suona un interessante prog modern metal che ha forse nei Tool il proprio referente più vicino; alla sei corde troviamo un italiano, Save Addario. Si comincia con gli otto minuti di “Through the Soil”: chitarre tostissime, qualche passaggio in controtempo, e una seconda parte quasi ‘spaziale’. Pesantissima “Nothing”, mentre il brano più riuscito mi sembra “Black Mask”: toni incalzanti praticamente doom (mi è tornata in mente “A dying Wish” degli Anathema) si alternano a violente sfuriate che hanno qualcosa del death. È la stessa struttura su cui è costruita “Blackout”, che però mi sembra un minimo meno incisiva. La titletrack, che supera addirittura i nove minuti, si concede qualche passaggio più cangiante; alla fine della scaletta abbiamo i suoni un po’ più acidi di “The Light within”. Non è, “The King and the Bishop”, un disco facile e immediato, ma la sua problematicità non è cervellotica o fine a sé stessa. Una bella sfida, insomma, per gli ascoltatori che vorranno insinuarsi fra le pieghe del sound.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10