(Century Media) Nel 2013 i Death Alley nascono ad Amsterdam, poi due anni dopo il debut album “Black Magick Boogieland”. Questo “Superbia” è il secondo full length per una band che a tratti appare come se i Led Zeppelin csuoinassero come una grunge band, ad esempio in “Murder Your Dreams”, oppure il contrario, cioè che una grunge band imiti i Led Zeppelin, oppure i Tool, come in “Pilgrim”, i King Crimson e cose simili. Tuttavia questo tipo di paragoni sono un semplificare, perché una canzone come “Daemon” va oltre ciò e prefigura più scenari nel sound degli olandesi. I Death Alley rappresentano quel punto di fusione tra rock e stili collaterali. C’è uno spirito di tipo punk in alcune canzoni, ma non da meno rock and roll, anzi molto di più del punk, c’è quell’irruenta frenesia dei seventies e quell’attitudine fracassona del metal, per altro udibile solo dietro un atteggiamento sperimentale. Otto canzoni presentate tra minutaggi di poco oltre i tre minuti e altre che arrivano a oltre sei, sette, e nove e oltre undici. I Death Alley hanno molto da dire, da suonare. Un sound eclettico venato di atteggiamenti old style, eppure con sonorità attuali. Il suono è puro e corposo, l’attitudine è quella da jam session in alcuni casi, in altri è serrata, precisa, energica come l’hard rock degli anni settanta, ma le improvvisazioni ‘cosmiche’, acide, insomma psichedeliche, sono la nuova essenza di tutto ciò. Un lavoro terribilmente stuzzicante, “Superbia” parla direttamente a più tipologie di ascoltatori, di vecchia e nuova generazione. Tutti uniti sotto questo vessillo sonoro estroso.
Alberto Vitale Voto: 8/10