(Fighter Records) No beh… Dopo una vita di album anche fin troppo articolati mi capita (finalmente) da recensire pure un disco di metal e basta, senza altri aggettivi a fianco nel nome. I Death Keepers sono uno dei gruppi più pacchiani che le mie orecchie hanno ascoltato dopo i Manowar. Per la cronaca io vado matto per i Manowar, un gruppo che ha fatto del concetto di ‘defender’ uno stile di vita. Qui parliamo di ‘Keepers’, quindi non è che ci allontaniamo molto dal seminato. Questi catalani mi han fatto sorridere sin dall’intro composta dal rumore di una moto che parte per chissà quale viaggio… Un intro alla Manowar insomma! E cosa possiamo aspettarci da un album che comincia così? Canzoni rocciose, solari e articolate nella più classica struttura. Troverete un po’ di tutto tra le influenze degli spagnoli: Iron Maiden, Europe, Manowar ovviamente, ma anche Angra e Saxon. Ritornelli più che immediati, cori a dialogare col cantante di stampo power, chitarre pulite e arpeggi che ti si stampano in testa fin dal primo mezzo ascolto. La registrazione è buona ma non impeccabile ma dona involontariamente un’aura ottantiana al disco. Disco che, inutile a dirlo, non aggiunge assolutamente nulla al genere ma che non fa altro che rimarcare le origini di un filone musicale che ha dato il via ad uno stile di vita, fatto questo spesso e colpevolmente dimenticato.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10