(earMUSIC) “Whoosh!” è la terza collaborazione di fila tra i Deep Purple e il produttore Bob Ezrin. Collaborazione tra una delle più importanti realtà della storia del rock e colui che ha lavorato ad album come “The Wall” e “Berlin”, per citarne giusto un paio, rispettivamente di Pink Floyd e Lou Reed. Il titolo scelto dalla band britannica è singolare, Gillan spiega che “Whoosh!” altro non è che «una parola onomatopeica, che se vista attraverso un’estremità del radiotelescopio, descrive la natura transitoria dell’umanità sulla terra; e dall’altra parte, da una prospettiva più ravvicinata, illustra la carriera dei Deep Purple». Sembra comunque un titolo adatto per l’album di una grunge band, anziché per quello di una che ha creato riff spettacolari. I Deep Purple sono felicmente privi da anni di sua maestà Ritchie Blackmore e del compianto e magnifico John Lord, ma la loro grandezza resta. I Purple calcano ancora i suoli di studi di registrazione – quello di “Whoosh!” è a Nashville –, in maniera inattesa perché questo album pare che almeno un anno e mezzo fa non fosse per nulla in preventivo, oltre ad esibirsi sui palchi di tutto il mondo. L’album offre da subito un ampio spettro stilistico e dai modi aggraziati. “Whoosh!” non possiede soltanto il codice genetico dell’hard rock ma anche del rock soft e con connotazioni persino pop. I Deep Purpole presentano ancora riff di granito per mano di Steve Morse, oltre a notevoli srotolamenti tastieristici di Don Airey che rispecchiano la tradizione della band. Roger Glover, basso, Ian Gillan, voce, e Ian Paice, batterista dalla gioventù epocale e dall’esperienza fine, hanno pensato di ruggire ancora attraverso brani immediati ma dalla costruzione in crescendo, con ricami che potrebbero ricordare esempi prog, come “Step By Step”. La serie di pezzi presenti sono l’identità del motto che ha accompagnato l’album, “Deep Purple is putting the Deep back into Purple”. La band con la supervisione di Ezrin ha piazzato la propria identità in soluzioni sia moderne, sia meno rock del previsto ma tenendosi stretta una storia che per quanto immensa ma lontana dalla portata di questo nuovo album, questo la onora con canzoni gradevoli, leggere, alcune anche coinvolgenti. Esempi del passato non sono ascrivibili esclusivamente alla tradizione personale del gruppo britannico, la prova è l’inedito rock and roll di “What the What” che ricalca quanto Ian Gillan ha fatto di recente con il suo progetto The Javelins. “Whoosh!” è la transitorietà dei Deep Purple attraverso le decadi musicali del secolo scorso, quanto quelle di questo e tutte allacciate da una maestria ancora viva.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10