(Greyhaze Records) Non si può rimproverare nulla ai Deiphago. A loro non è mai importato niente di niente, neppure di aver cambiato nome per ben tre volte. Ma cosa si può dire a sfavore di un gruppo che nelle Filippine (si, avete letto bene) fa black oltranzista da 39 anni (si, avete letto bene pure questa volta)? Il loro è il black da musicassetta, da sotterranei, da abbandono totale al marcio. E questo split, manco ce ne fosse stato il bisogno, ribadisce che i nostri non si sposteranno mai e poi mai di una virgola da quanto proposto finora. Tre tracce oneste e servite senza troppa dovizia dei particolari. La controparte americana dell’album è invece fautrice di un black leggermente più industriale e sintetico, ma navighiamo sempre su territori pesantissimi e pieni di aggressività. L’uscita è un buon prodotto, le tracce proposte non sanno di riempitivo ma soprattutto sono oneste con l’ascoltatore, cosa che nel genere è da apprezzare sopra ogni lusinga.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10