(Napalm Records) Tornano gli olandesi Delain i quali mettono definitivamente alla prova la nuova vocalist Diana Leah, in line up dall’anno scorso e finora ascoltata solo nei quattro singoli che hanno preceduto questo nuovo disco. Ma la novità non sta solo al microfono della band che ruota attorno al mastermind Martijn Westerholt: c’è infatti un nuovo bassista (e voce harsh), l’italiano Ludovico Cioffi (dei The Modern Age Slavery), mentre sono ritornati due elementi già presenti in passato, ovvero il chitarrista Ronald Landa e il batterista Sander Zoer. Undici brani, tutti potenti, registrati in maniera impeccabile, teatrali, ricchi di melodia, con orchestrazioni sontuose. Anche la divisione ospiti non scherza, visto che c’è la voce di Paolo Ribaldini (Seraphiel, Skiltron) su ben tre brani… uno dei quali in compagnia di Marko Hietala (Raskasta Joulua, ex Nightwish). Ci sono le orchestrazioni di Mikko P. Mustonen, c’è il basso di Rob van der Loo degli Epica e pure la chitarra di Ruud Jolie dalla precedente band di Martijn, ovvero i Within Temptation. Subito grandiosa “Hideaway Paradise”, irresistibile “The Quest and the Curse” arricchita e resa drammatica dal growl di Ludovico (questo brano è anche proposto in versione con solo pianoforte e orchestrazioni). C’è una radice dark wave nella bellissima “Beneath” (feat. Paolo Ribaldini), mentre l’oscura quasi ballad “Mirror of Night” (con Ruud Jolie) esalta la cristallina e sensuale voce di Diana. Epica e trionfale “The Cold”, traccia che include un vero e proprio coro, pop fino all’osso per la catchy “Moth to a Flame”, seguita dal travolgente singolo “Queen of Shadow” con ancora Paolo Ribaldini, al quale si affianca anche Marko Hietala sull’epica “Invictus”, altra canzone grandiosa, ricchissima di arrangiamenti, proprio come la conclusiva e riuscitissima “Underland”. Un’altro album perfetto per questo genere, il metal sinfonico female fronted, che è tanto una nicchia quanto forse il più pop e globale dell’intero mondo dell’heavy metal. Saranno quelle tendenze pop, saranno le bravissime quanto attraenti cantanti, sarà una formula ormai ben collaudata e vincente… ma questo genere funziona, riempie i locali in sede live e sembra essere stato concepito per durare in eterno. Ecco allora che “Dark Waters” è un’altra bellissima e piacevolissima pagina di questa storia, la quale -considerata la provenienza di questa e molte altre bands appartenenti a questo filone (Epica, Within Temptation, After Forever, Nemesea, Imperia)- sembra essere spesso scritta in olandese!
(Luca Zakk) Voto: 8/10