(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Dopo diversi piacevolissimi ascolti, per i dovuti approfondimenti decido di dare un’occhiata alle note di corredo di questo terzo album dei francesi Deliverance, band che non conoscevo fino ad ora, finalmente propostaci dall’attivissima loro connazionale etichetta che li ha messi sotto contratto. La cosa che salta subito all’occhio è lo stile, il quale viene descritto come: ‘Black metal, sludge, postrock, psychedelic rock’. Grazie! Finalmente ora è tutto chiaro! Perché durante gli ascolti preventivi, quelli che abitualmente faccio per metabolizzare naturalmente un disco (magari alla guida o facendo altro), mi sono chiesto più di una volta cose come ‘è cambiato il disco?’… oppure ‘sono ancora loro o la prossima band della playlist?’. Anche se questa premessa può far pensare all’album del tipo ‘accozzaglia di stili’, la verità è che c’è cinismo e crudeltà nella composizione di questi sei brani, i quali riescono a spaziare in molteplici direzioni, pur rimanendo radicati nell’essenza di una band capace di dimostrarsi eclettica e geniale. Ecco quindi che “Salvation Needs A Gun” è black metal rabbioso capace di melodie intense, teatralità e mid tempo granitici, mentre “Venereal” sfiora un black spinto dentro l’aura sulfurea del doom, senza dimenticare un tocco vicino al symphonic black. La lunghissima “Odyssey” (oltre diciotto minuti!) è un dark rock seducente: clean vocals che poi crescono fino alle tenebre del growl già ben esposto con i primi due pezzi; poi tendenze etniche, divagazioni ambient, ancora mid tempo irresistibili. E “Up-tight”? Mid tempo, poi divagazioni doom-liturgiche dal sapore italico, sfuriate black metal… e poi la melma dello sludge più sporco, marcio e nauseabondo. Bellissima “Neon Chaos”… con la sua furia cieca, ma anche con il suo headbanging lento e profondo, quegli effetti cosmo-digitali o quegli incroci tra metal estremo e convenzionale… prima della conclusiva “Fragments Of A Diary From Hell”, altro mattone da oltre diciassette minuti, dall’ambient al doom/sludge, poi ancora ambient, metal pesante, noise, verso un epilogo decadente ed in un certo senso epico. “Neon Chaos in a Junk-Sick Dawn” è una bestia strana. È sperimentazione deviata. Nessuno dei sei brani può essere concepito come singolo, senza poi contare le durate importanti delle tracce (sempre dai sei o sette minuti in su). Inoltre, un brano a caso non riesce ad essere identificativo dello stile della band… senza dimenticare che ogni brano riesce a racchiudere un viaggio attraverso diversi punti di vista artistici. “Neon Chaos in a Junk-Sick Dawn” va preso tutto intero, di brutto, ascoltato ed assorbito tutto d’un fiato, con brama, con desiderio, con una folle voglia di farsi avvolgere da questa micidiale rappresentazione sonora delle tenebre!
(Luca Zakk) Voto: 9/10