(Autoproduzione) Sotto il sole cocente del Nevada prolifica una nuova forma di vita doom metal. I Demon Lung dichiarano la propria genetica già dal logo, con quel verde vispo e le forme indiscutibilmente anni ’70. La musica è discende, concettualmente, dai Black Sabbath, ma possiede anche qualcosa dei figli diretti della band di Birmingham e fratelli maggiori dei Demon Lung, come Candlemass, Electric Wizard (il nome deriva da una canzone di questi ultimi?). “Pareidolia” è un 4 pezzi che porta dentro anche il “suono del deserto”, tanto caro a quelle del sud degli Stati Uniti. “Lament Code” ha toni ampiamente mesti, “Sour Ground” è altisonante e maestosa e con una fase centrale lisergica. La canzone “Death Mask” ha un aspetto più heavy, tuttavia la chitarra di Phil Burns ha una distorsione un tantino scheletrica e fredda (in alcune foto live Burns ha una Ibanez, è questa la spiegazione?), questo vul dire avere un suono meno corposo ma sicuramente più fluido. La chiusura di “Pareidolia” è affidata alla titletrack, la quale ha un debito con i Candlemass. Quello che stupisce nel sound dei Demon Lung è Shanda Fredrick: la cantante ha una voce che, inspiegabilmente, nel missaggio è finita in fondo agli strumenti. Viene coperta e questo forse non è un beneficio per la musica. I Demon Lung hanno alcuni aspetti piacevoli (melodie d’impatto, suoni nitidi), qualcosa andrebbe evoluto ma “Pareidolia” è un EP di debutto e il tempo lavora per la band!
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10