(Spiritual Beast) Da buon appassionato di symphonic power metal, nel corso degli anni non ho mai perso un’uscita dei Derdian: sono particolarmente legato al debut, uno di quegli ultimissimi esempi della golden age of power metal che si andava, inesorabilmente, spegnendo; ho apprezzato di meno il terzo capitolo, nel quale notavo una piccola flessione dell’ispirazione; ho goduto della rinascita e del cambio di singer con “Limbo” (recensito qui), e oggi saluto con entusiasmo il quinto full-lengh, “Human Reset”. Stiamo ormai parlando di una band che va considerata una veterana della scena italiana, e che non deve certo affaticarsi a mostrare il proprio valore: così, il nuovo album è ancora più sicuro e potente di quelli che l’hanno preceduto. La titletrack, posta subito dopo l’intro, costituisce già un concentrato di quanto di meglio offra il disco: refrain ultramelodico, qualche partitura vagamente progressive, ma sempre immersa in quel sound barocco e pomposo, da qualche parte fra Luca Turilli e gli Stratovarius migliori, e che costituisce ormai da tempo il marchio di fabbrica del sound dei milanesi. Interessante anche il testo, che parla di una invasione di alieni decisi a eliminare dalla Terra gli uomini prima che distruggano, per inquinamento e sfruttamento insensato, quest’ultima. Le trame di “In Everything” ricordano quindi, ma senza suonare come una copia, le evoluzioni neoclassiche dell’esordio “New Era” (ah, bei tempi quelli in cui esistevano ancora la SteelHeart Records e il power metal fatto come si deve!), e il brano contiene, secondo la consuetudine lanciata dai Rhapsody e accolta da molte altre band, anche versi in italiano. “Mafia” è il brano che inclina maggiormente verso il prog, mentre “Write your Epitaph” (con un altro testo sulla linea di quello dell’opener) è una classica bordata power, non lontana dal sound melodicissimo dei Power Quest o dei Secret Sphere. La lunga “Music is Life” torna invece sui territori malmsteeniani, con più di una suggestione strettamente classica; non poteva mancare la ballad, l’avvolgente “After the Storm”. Con la stentorea “My Life back”, che in qualche modo vuole celebrare i Derdian stessi e la loro lotta contro trend e difficoltà, il disco si chiude come era iniziato, convincendo praticamente dall’inizio alla fine. I tempi sono particolarmente difficili per una band italiana e che suoni power, ma sono certo che “Human Reset” potrà farsi notare per il suo valore anche nella selva ormai infinita di uscite inutili che distruggono il mercato.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10