(Pulverised Rec.) Album del genere ne avevamo sentiti abbastanza negli anni ’90, ma ne arrivano ancora oggi. Il ritorno dei Desultory vede la celebrazione del death metal svedese fatto di melodia e forti inserti thrash metal. Tre album negli anni ’90 con la Metal Blade, poi la rottura con l’etichetta e un periodo come Zebulon per Håkan Morberg e Klas Morberg, chitarre e il secondo anche voce, Thomas Johnson batteria. Nel 2010 ecco l’accordo con la Pulverised per l’album “Counting Our Scars”. I Desultory presentano canzoni che iniziano tutte più o meno allo stesso modo: incipit con rullata di batteria oppure batteria e chitarre all’unisono, ecco poi i riff che introducono una trama e poi via tutti gli altri strumenti a cavalcare. Il ricamo delle chitarre, la trama del riffing sono comunque interessanti. I brani sono spediti, hanno si un’impostazione generale ripetuta, ma anche una qualche scintilla di estrema ed esemplare potenza. La title track ad esempio, il brano migliore per devastazione e sfoggio della sintesi tecnica degli svedesi. Ecco, forse ai Desultory oggi viene meno quelle atmosfere lugubri e comunque intense del passato, ma “Through Aching Aeons” è suonato con padronanza, una forte dose di violenza e quella sincera capacità di suonare una forma del death metal, proprio come lo si faceva anni fa. Loro, che in quegli anni c’erano.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10