(Massacre Records) Secondo album della thrash metal band di Amburgo che esibisce un guitarworking furioso a grandi linee massiccio e dal timbro sonoro metallico. Un modo di plettrare sulle corde che ricorda qualcosa tra Pantera, Meshuggah, vecchi Sepultura, Soulfly. Un sound si poderoso ma dai risvolti taglienti. Alle chitarre di Rafael Dobbs si somma un basso onnipresente e cupo di Boris Pavlov, anche voce aspra, scarna e vagamente alla Max Cavalera. Alla batteria Pablo Cortez che si fa notare anche per un uso smodato della doppiacassa. “Full Body Stomp” raffigura l’erigere di una muraglia sonora con le sue dinamiche interne. I Detraktor non sono ossessivamente ancorati allo stesso modo di generare i pezzi e non restano impantanati in una maniera unica nel suonare. Di certo i passi cadenzati e breakdown di sorta sono onnipresenti, ma è proprio un continuo girare l’umore e l’andatura dei riff che esibisce una costruzione thrash metal accattivante, sfoderando anche qualche assolo degno di nota. Rafael Dobbs e soci sfoggiano una fiumana di pezzi irruenti e mutevoli. Il brano “Behave” per l’album è in tal senso un manifesto. Se dalle prime battute lo stile dei Detraktor non brilla per novità, sarebbe ingiusto definire “Full Body Stomp” un album scontato. Il songwriting ha un suo valore e la band a conti fatti erige la propria identità scolpendola nel granito.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10