(Comatose Music) Se ti chiami Devangelic e nella copertina (di Toshihiro Egawa) del tuo primo album raffiguri il Cristo decapitato e non solo, vuol dire che hai un sound equiparabile ad un assassino senza scrupoli. Sound grosso e grasso, cupo, growl profondo, drumming in stile macchina di morte. Ciò che questa band romana, la quale include anche elementi di Corpsefucking Art e Necrotorture, riesce a creare è un massacrante sound che ricorda le cose più tortuose, sanguinolente e spietate dei Cannibal Corpse o dei tardi Disgorge, senza però esserne una sfacciata derivazione. Il brutal death metal dei Devangelic è una metamorfosi strutturale continua, un plasma di morte e violenza che muta forma e crea una simbiosi tra ritmi e riff, fino a sembrare l’insieme degli ingranaggi di una macchina di sterminio. Alessandro Santilli non resta mai fermo con le bacchette e i pedali. La batteria è un divenire, una scansione sanguinaria dei tempi e delle strutture e le chitarre e il basso macinano note a cascata senza il minimo rallentamento. Nessuna incertezza, ma solo una tirata lunga e orrida di mezz’ora. Ascoltatelo in cuffia “Resurrection Denied” e capirete quanto il vostro inutile dio e le vostre credenze in cose superiori siano superflue, futili, inservibili. Qui c’è la morte, unica vetusta certezza e la cattiveria di noi umani. Due verità riassunte in questo sound che darà vita alla devangelizzazione!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10