(InsideOut Music) Allora… se si parla del caro vecchio Devin, io sono assolutamente di parte. Per me è assodato che è un genio nel suonare, cantare e comporre. Detto questo, da un genio mi aspetto molto, specie se parliamo del terzo live dopo il progetto “Retinal Circus” e il live al Royal Albert Hall. La scaletta comunque era una scommessa, ossia riproporre per intero “Ocean Machine” per il ventennale ma solo dopo avere dato al pubblico quel che vuole, con una prima scaletta fatta come ormai di consueto a richiesta attraverso i social. Ecco allora una serie di edizioni per i più e i meno esigenti pronte dalla InsideOut, comprendenti combinazioni varie tra blu ray disc, DVD e CD. Cominciamo proprio dalla parte puramente sonora: i primi due dischi raccolgono la scaletta a richiesta, il terzo racchiude tutto l’album sopracitato. Il primo impatto è stato molto particolare. All’inizio ho storto un tantino il naso per un missaggio che ha decisamente sacrificato le chitarre a favore di voce e tastiera, una scelta che ha acquisito senso solo più avanti, con l’entrata in scena di coro e orchestra. Come se le tracce dell’ultimo Townsend fossero poco pompose… Eppure ancora una volta mi tocca dare ragione al canadese. I pezzi così proposti sono diventati più ariosi, positivi e leggermente prog. I fans saranno contenti di sapere che alcune tracce non sono mai state suonate dal vivo e che comunque le orchestrazioni fatte ad hoc per questo concerto sono probabilmente quelle che più hanno stravolto le canzoni originali rispetto a tutti gli esperimenti live passati. Townsend dimostra di stare bene con l’ugola e con l’estro, suonando così alcune delle migliori versioni dei suoi classici. Il terzo CD, che da di fatto il titolo all’uscita, è per me un rimembrare tempi arcani, tempi in cui questa particolare opera, all’epoca poco compresa, ha rappresentato un disco fondamentale per la crescita della mia coscienza. Forse meno stravolto rispetto a quello dei due cd precedenti, l’album risulta probabilmente più bello e completo in questa nuova veste, giustamente rafforzato nella parte lirica e corale. Ecco, forse la versione di “The Death Of Music” è meno incisiva di quella presente nel live precedente, ma nel complesso il lavoro fatto sulle atmosfere ed il feeling generale risultano particolarmente azzeccati. I musicisti coinvolti ormai sono davvero su ogni pezzo, a contorno di una figura sempre più carismatica del panorama musicale contemporaneo. La controparte visiva non è da meno: la suggestiva cornice del teatro romano è ripresa con apparecchiature ancora più professionali delle uscite precedenti. Audio e video girano in alta definizione che è un piacere, con una paletta di colori molto compatta e neri molto profondi. Un comparto tecnico decisamente all’altezza della situazione, ineccepibile nella capacità di coinvolgere lo spettatore. Impossibile non dare il voto pieno per un’opera unica, coinvolgente, capace di fare da apripista per nuovi ascoltatori e nel contempo essere conferma di un talento tra i più puri.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10