(Osmose Productions) Tre album in tre anni e tutti di ottima fattura: “Allégeance” nel 2021, QUI recensito, “Par Le Feu” dello scorso anno e QUI recensito. “Irrévérence” a questo punto segue il solco tracciato dai suoi predecessori, ovvero riff poderosi ma tanto epici, ritmiche distruttive, ossessive e marziali. Vi è in “Irrévérence” una grandiosa e maestosa atmosfera prodotta comunque con tanta furia. La marzialità e maestosità dei francesi Diablation è unica, impressionante e rende questo aspetto il motivo per il quale restare impietriti di fronte a tanta magnificenza, la quale ha toni crudeli e devastanti. L’epica si fonda su tutto, è il tutto. Melodie che sorgono improvvise e si espandono, sospinte da giochi ritmici che a tratti hanno qualcosa di tribale per come Rémi Sérafino li ha concepiti. Lui, il batterista degli Igorrr, è a suo agio tra i Diablation, tanto bravi a essere furiosi e tellurici quanto sacerdoti di melodie maestosamente intriganti. Dalle fasi con chitarre e basso che viaggiano all’unisono come i pattern ritmici, alle fasi nelle quali le sei corde si discostano per innalzare trame melodiche e la batteria che forma contrappunti oppure blast beat. In poco oltre i quaranta minuti di durata dell’album, nessun cedimento in questa fortezza che si staglia, come concettualmente racconta il concept dell’album, su un mondo che arriva da un’apocalisse e il cui popolo eletto sopravvissuto guarda a un futuro. Metafora di una controrivoluzione dei tempi moderni che i Diablation raccontano con forza devastante, quanto quella che forse occorrerà per rinnovare il mondo stesso nel quale viviamo?
(Alberto Vitale) Voto: 8/10