(Massacre) Questo album si porta dentro la fratellanza tra heavy e thrash metal, è costruito con riff immediati, affatto pacchiani, a volte d’impatto, spesso semplici e chiari. Il tutto è una sequenza di situazioni tra thrash, speed metal e intense variazioni heavy metal, queste ultime poi dominano nell’album. Ritmi battenti, voce vissuta, scansione dei riff modulata e forse reiterante nei modi. Si pensi alle diverse soluzioni con plettrate di tipo ritmico e insistenti, magari doppiate dalla batteria. Ad ogni modo “The Reaper Returns” è anche un concentrato di canzoni e non da meno di umori e vibrazioni. I Diabolos Dust si distinguono anche per rimandi agli anni ’90, come nella canzone “Fading to Grey” che ricorda i Metallica di quel periodo e pur tuttavia la band non casca in situazioni parodistiche o riprese irriverenti. Canzoni dunque dallo spettro ampio in fatto di stile. Meriti a Peter Lohwasser perché il suo lavoro vocale riesce a calarsi nelle parti heavy, si reinventa con toni più cattivi leggermente growl o comunque estremamente rochi in sezioni thrash metal o smaltate di groove. Il suo apporto alla musica permette di evolvere lo stesso registro compositivo e dare un qualcosa di più ai pezzi. Come in “Creatures” per esempio. Forse sulle undici canzoni totali si poteva sfoltire qualcosa, puntando sempre sulla dinamica, sul variare i modi di condurre i brani. A cinque anni dal precedente album e un EP di tre anni fa, i bavaresi siglano un lavoro che per quanto presenti molto materiale e piuttosto mutevole, tiene fede alla tradizione lasciando libero il gusto contemporaneo dei musicisti.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10