(Napalm/Audioglobe) Non ho alcuna vergogna nell’ammettere che ADORO i Diabulus in Musica: la formazione spagnola è a mio giudizio l’unica vera erede dei Within Temptation e di quel filone symphonic gothic power metal che spopolava all’inizio degli anni 2000. Ah, bei tempi, quando Nightwish, Epica, After Forever e compagnia erano giovani band genuine e dirette, che non avevano ancora addolcito il sound con l’alternative rock per venire incontro ai gusti di oggi! Lasciamo stare le polemiche e veniamo ora al terzo disco degli iberici, superiore al pure ottimo “The Wanderer”. L’intro “Et resurrexit (libera me)” è di una struggente bellezza medievale, e il contrasto con la veloce e tagliente “From the Embers” non potrebbe essere più marcato. Succederà lo stesso, al termine della scaletta, con l’evanescente “Indigo” e la potentissima “Healing”, un mix di Within Temptation e Dark Moor (e entrambi nei loro momenti migliori!). I cori potenti di “Inner Force” mi hanno ricordato i Thy Majestie dei tempi d’oro, mentre “Maitagarri” inclina verso il symphonic gothic potente degli Epica. Meravigliosa ed emozionante anche la power ballad “Eternal Breeze”, che farà venire la pelle d’oca anche ai metallari più burberi, ed è ottimo anche il mid-tempo “Encouter at Chronos’ Maze”, teatrale ed evocativo. E che dire di Zuberoa Aznarez, come sempre bella quanto brava? “Argia” mi ha entusiasmato nell’insieme, nella sua sapiente costruzione sospesa fra grazia e potenza, nella sua capacità di essere cangiante ma allo stesso tempo fortemente unitario. Bravissimi!
(Renato de Filippis) Voto: 8/10