(Synthetic Symphony / SPV) Sussurrato, atteso, annunciato e poi ecco il nuovo album dei Die Krupps, che la band industrial/EBM intitola “The Machinists of Joy”, ispirandosi per l’appunto ad un proprio vecchio hit, cioè “Machineries of Joy”. L’impressione è che quando il macchinario Die Krupps si accenda da subito vada in carburazione questa carrellata di pezzi, undici, ma ho anche avuto la possibilità di ascoltare ben cique bonus tracks, tutte comprese tra limited edition, versione vinile e via dicendo. Il sound di Düsseldorf riemerge, ecco di nuovo i Die Krupps, meno duri del solito (non mancano però composizioni più marcate), l’elettronica affinata e spesso dall’aspetto vissuto, retrò. Mi aspettavo un lavoro pregno di modernità e invece “The Machinists of Joy” presenta pochi frazionamenti moderni e tanta vecchia scuola, anche se spesso è un minimal quello che si espande nello stile dei brani. Tuttavia sia chiaro che le cadenze marcate e ‘toste’ sono onnipresenti. Appunto sound di Düsseldorf versione Die Krupps. “Nocebo” è una canzone che riassume tutti i cliché dello stile Die Krupp, ed ecco quindi chitarre fragorose e un batteria che segue con insistita regolarità nei colpi e poi ovviamente il tipico cantato di Jürgen Engler. L’opener “Ein Blick zurück im Zorn” è nettamente industrial e la cosa è apprezzabile. “Robio Sapien” ricalca schemi disco-industrial, c’è dunque adrenalina e anfetamine che viaggiano come in un rave “alla tedesca”. “Part of the Machine” amplifica l’elettronica e sa appunto di minimal, come la seguente e praticamente retrò (nei suoni, melodie, ritmi e stucchi vari) “Eiskalter Engel”. Spero vi basti questo. “The Machinists of Joy” sono 50′ di sferragliamenti, di altiforni a pieno regime e fasciati da cavi e circuiti che montano una marea sonora ossessiva e sovraccarica. E’ una riconferma di se stessi, per un marchio che ha detto molto in passato e che in questo presente privo di sensazionalismo offre comunque la degna padronanza della materia sonora. Molto mestiere e tradizione, una ricetta che può ancora funzionare.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10