(Argonauta Records) Distorsioni. Distorsioni degli strumenti, dell’atmosfera, della percezione, del pensiero. Pura sperimentazione. Suoni corrotti, perversi, decadenti capaci di materializzarsi in una sensazione infernale, terribile, occulta, resa ancora più instabile e disperata dalle linee vocali estreme, un growl deviato e devastato da effetti elettronici. Le chitarre sono mostruosamente pesanti, spingendo il sound su territori espressamente post-metal, sludge e drone con un risultato che materializza l’ambient più oscuro ed inospitale. Difleger è una one man band (Anton Yeroma, dalla Bielorussia) e come spesso succede in queste espressioni artistiche, l’autore -libero da vincoli con altri componenti della band- può esprimersi in maniera illimitata, dando origine ad una nuova dimensione sonora. Letale per la mente “Swag”. Ipnotica e malata “The Words”. Sapiente alternanza tra suoni brutali e atmosfere ambientali suggestive su “Mind Extract”. Corrosiva l’ottima “Rat Race”, mentre “Light Where I Live” è una danza macabra alle porte dell’inferno, così come le due successive e conclusive tracce (“Glacier” e “Walhall”) che rinunciano a suoni più estremi e pesanti per intensificare l’ambient permeato da una atmosfera oscura e piena di decadenza. Una idea musicale molto alternativa: forse non riesce ancora ad integrare ai massimi livelli l’ambient puro con il drone estremo, ma il viaggio è iniziato. Direzione l’abisso. Senso unico. Il concetto di ritorno semplicemente non viene concepito.
(Luca Zakk) Voto: 7/10