(ATMF Records) Dice bene il flyer pubblicitario, ipotizzando che i Digir Gidim possono essere l’estremo esoterico dei Nile e dei Melechesh. Lo potrete notare anche dal titolo di album e canzoni che qui la spiritualità e la ritualità hanno preso il sopravvento su ogni altro aspetto della musica. Una cosa che a me personalmente ha sempre creato fascino e mistero, perché come se non bastasse già la musica di per sé, lo scoprirne significati nascosti nelle liriche diventa qualcosa di intrigante. Per esempio questo album: quattro tracce di un metal veloce e tagliente, sempre sul limite che separa death e black, sempre tirato, la voce strappata e rabbiosa a far da collante in un intrico di ritmiche per nulla scontate. Il risultato è molto buono, ma raggiunge valori ancora più alti se lo si apprezza appieno anche nei testi e nel modo di concepire la musica che viene mostrato da questi artisti. Copertina e testi sembrano gruppi di simboli buttati lì a caso, come d’altronde viene visto il black dai profani, una serie di note buttate lì a caso. Ecco, se comunque l’affermazione che avete appena letto è lontanissima dalla realtà, i Digir Gidim portano tale distanza a livelli siderali. Buona lettura.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10