(Debemur Morti Productions) Sesto elaborato album per i Parigini Dirge. Il loro post metal, con influenze doom, atmosferiche, gotiche, oscure è esemplare ed è sempre stato diverso, molto personale. Vari cambi di line up, vent’anni di carriera dagli albori, ma rimangono comunque identificativi, diversi dal resto, unici. Su questo “Hyperion” amo, tuttavia, trovarci ancora certe tracce delle ispirazioni degli inizi, che si rifacevano, tra gli altri, a realtà come i Godflesh. E’ bella questa sensazione, anche se ovviamente molto è cambiato e l’intensità sonora e creativa sia ora a livelli sublimi. “Hyperion” si conferma per ciò che ci si può aspettare dai Dirge: un full immersion in ambientazioni a cavallo tra l’idillico ed il dannato, tra il soffocante ed il sognante. “Hyperion Under Glass”, per esempio, è ottimista, speranzosa, ma contorta, malata, deviata, mentre “Venus Claws” è più ossessiva, fumosa, dannata. Entrambi i pezzi offrono l’esempio dell’uso fantastico di voci pulite (maschili e femminili) che caratterizza questo disco, voci che contribuiscono a dare un ulteriore aspetto alle idee melodiche immerse in questo oceano di riffing poderoso e annichilente. Monumentali le ultime due tracce dell’album che durano rispettivamente undici e oltre sedici minuti; “Filigree” altro non è un viaggio emozionale e percettivo; non è solo la musica dei Dirge, coinvolgente, tetra e capace di riempire il vuoto… ma sono i dettagli sonori che mi sorprendono, le idee, le piccole cose, gli accenti, i piccoli suoni che rendono questi undici minuti un qualcosa di indimenticabile. “Remanentie”, invece, chiude il disco in maniera dominante: sensuali concetti ritmici fanno da base a isterismi di chitarra ai limiti della dissonanza, della divagazione, dell’isterismo. Il loop della base è maledettamente ipnotico, sempre in uno stato ansioso, sempre pronto ad una evoluzione a sorpresa che a circa tre quarti della canzone arriva, catapultando l’ascoltatore in un’altra dimensione, lontana dalla terra, lontana dalla realtà consueta. Un album che è intensità assoluta. Un album che rapisce la mente, dove l’ascolto assume un significato diverso, complesso, quasi magico. Un ascolto che devia ed sconvolge tutti i concetti di tempo, realtà, percezione.
(Luca Zakk) Voto: 8/10