(Noisehead Records) Dalla Grecia, e precisamente da Atene, i Disharmony ci assalgono con il loro debut, uscito originariamente nel 2009 e oggi rispolverato dalla Noisehead Records: otto tracce (compresa la cover di “Oman” dei Dead can Dance) che la band classifica come ‘modern metal’, dicitura che a mio parere significa tutto e niente. Subito la titletrack, un ruggente schiacciasassi che rifiuta sprezzante la melodia. La lunga “Infinite Astray” sconfina spesso e volentieri nel melodic death metal, mentre la solenne “Forgotten in Oblivion” ha bei toni post metal che potrebbero anche essere una sorta di modern doom. “Shadows” insiste appunto su questa direzione (mi sembra quasi di sentire dei Saint Vitus che abbiano deciso di aggiornare le proprie sonorità), mentre la conclusiva “Cosmic Anarchy” dà una accelerata improvvisa al sound, rivelando ancora spunti death. Una miscela sonora sicuramente adatta alle nuove generazioni di metalheads, ma che non dimentica le proprie origini ‘classiche’ (dove l’aggettivo designa essenzialmente le sperimentazioni sonore dei primi anni ’90).
(Renato de Filippis) Voto: 7/10