copdisnomia(Autoproduzione) “Sick of My Lies” apre questo debutto assoluto per la thrash/death metal band italiana Disnòmia e segnala immediatamente come i novelli musicisti siano indirizzati verso un ordine compositivo e vagamente prog, nel senso dei continui cambi di atmosfere e ritmi. Uno stile pulito, infarcito di qualche buona melodia che mi ha ricordato alcune cose dei Rotting Christ di fine anni ’90 o comunque il death metal inglese che implementava accenni doom e poi gothic. Antonio Di Rico viaggia su tonalità pesanti, neo-growl/harsh e da un effetto di poderosa bestialità rispetto al tessuto musicale più bilanciato, ma lo stesso addirittura si cimenta anche in clean vocals che aumentano quell’effetto melodico e drammatico nei pezzi. Il songwriting è ancora scarno, senza grandi rifiniture, ma siamo in presenza di un’autoproduzione iniziale e dunque rimanendo nel contesto underground si può ben considerare il tutto. La batteria è volubile, opera bene e il basso la segue con attenzione, le chitarre si divertano a passare da riff ritmici a fraseggi che diano quel qualcosa in più alle canzoni. Proprio sui fraseggi e i solo mi aspetterei di sentire anche qualcosa di più lento, visto che i ritmi vanno sempre dal mid-tempo in su e dunque in alcuni casi le melodie anche se piacevoli perdono d’intensità e pathos perché appunto la band viaggia molto spedita. Forse è una mia falsa impressione, ma in almeno due occasioni (l’iniziale Sock of My Lies” e “Dark Lady”) ho ravvisato un paio di riff alla Sepultura era “Beneath the Remains” e seguente, questo per sottolineare che il death metal dei Disnòmia non è assoluto e riesce anche a “scalare” le marce e passare a fasi sul thrash e quasi nu-metal, ma solo per i momenti in cui entrano le poche clean vocals. Un prodotto autonomo, con una produzione in grado di rendere chiare le idee dei Disnòmia che se Lavoreranno con costanza potranno estrarre buone idee dalla miniera della propria potenzialità.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10