(Metalism Records) Il power metal russo, anche quando ‘contaminato’, non è affatto male: è veloce, diretto, melodico… e si tiene ben saldo nel sound fine anni ’80/inizio anni ’90, il che per me è la cosa migliore che si possa fare. I moscoviti Distant Sun danno alle stampe il loro debut dopo un ep, “Sunless Citadel”, uscito ben quattro anni fa, e dimostrano quantomeno di essere dei buoni esecutori del genere. Pronti, via: “Prophet of the Mean” è un power/thrash cattivo e ruvido, in pieno stile americano, per cui ovviamente vengono in mente gli Iced Earth… ma io suggerirei anche il nome dei ben più arcigni Shatter Messiah. Ben inseriti anche i passaggi tribali. Saggiamente concepita la titletrack, che passa da passaggi groove molto intensi a accelerazioni più thrash che power; “Godsdoom” apre invece alla melodia, cedendo a stilemi vicini a quelli dei Running Wild (o, più recentemente, degli Iron Fire). Originale “Matrix Hacked”, che passa da un power/groove a (addirittura!) sprazzi di black/thrash oscuro e indemoniato. Dopo una lunga intro parlata, “Shattered Empire” ci delizia con ritmi più allegri, a tratti addirittura Gamma Ray-ani… Dopo la ballata medievale “Gifts of Journey”, piacciono anche i toni decadenti di “Healer of Souls”, mentre è una corsa folle la conclusiva “Zero to Hero”. Un dischetto niente male per lo zoccolo duro degli appassionati incalliti.
(René Urkus) Voto: 7,5/10