(Ram It Down Records) Sempre clima di anniversario per i norvegesi Divided Multitude! Se con l’ottimo precedente album omonimo -il secondo album omonimo della loro discografia- (recensione qui) la band celebrava il ventennale della formazione originale -tutt’ora capitanata dai fratelli Harøy- con questo nuovo album la celebrazione si sposta sul ventennale del primo album “Inner Self”, uscito per l’appunto nel 1999! Ottima occasione per dar vita ad una nuova dimensione sonora: se ne va il tastierista Eskild Kløften, il vocalist Sindre Antonsen abbandona il microfono per concentrarsi solo sulla chitarra e, come frontman, entra Jan Thore Grefstad, anche vocalist di Saint Deamon e Highland Glory. Con i dadi nuovamente tratti, i due Harøy puntano ad un metal leggermente meno progressivo, anche se ultra tecnico, ma questa volta l’ago della bilancia si sposta in avanti in quanto il sound è dannatamente più pesante, più potente… praticamente l’idea che stava alla base del side project Teodor Tuff (i quali ora si chiamano Crossnail… ma non sembrano più attivi). Dopo l’epico intro, è la title track che parte esplosiva: ai confini del thrash tecnico, con riff tuonanti, drumming nervoso, ritmiche massacranti, assoli intensi! Ed il nuovo vocalist dimostra subito la sua potenza, con un timbro vocale più squillante di Sindre, a volte più vicino a Terje Harøy dei Teodor Tuff/Crossnail, ma anche capace di sfiorare impostazioni di leggende come Kiske. Provoca headbanging la melodia di “Counterparts”, un brano con linee vocali dal sapore drammatico ed il ritornello decisamente travolgente, il tutto coronato da assoli favolosi e linee di basso granitiche. Impostazioni moderne, ricche di un groove spalmato su una ritmica pesantissima con “Divided Multitude” (finalmente dopo due album con questo titolo, ora c’è anche la canzone!): arpeggi intensi, linee vocali dal malinconico al nervoso fino al violento, ed ovviamente un ottimo assolo vibrante. Molto ben riuscita la cover, ovvero l’interpretazione metal di “Uninvited“ di Alanis Morissette, metal più classico e vicino a teorie speed con “Prosperity Divine (The Machine Of Mammon)”, un brano nel quale il songwriting dei norvegesi si lascia andare, offrendo contorte divagazioni, tempi differenti, atmosfere suggestive… il tutto estremamente ben amalgamato. Trionfale “False Prophecy”, storie che si raccontano musicalmente su “Evolve”, un altro brano dove si sente perfettamente lo stile dei fratelli Harøy. Particolarmente ben riuscita la teatrale “Out Of The Ashes”, monumentale la conclusiva “Psalm Of A Soldier”, una canzone ricca di virtuosismi e teatralità la quale ospita anche la chitarra di Gary Wehrkamp (Shadow Gallery) e le voci di Ida Haukland (Triosphere) e Terje Harøy. Dopo quattro anni, un ritorno molto gradito per questa band ormai storica, coinvolgente, ricca di tecnica, fantasia, mai ripetitiva, mai prevedibile e, soprattutto, sempre fedele ad un genere esaltante, Ormai di artisti in questo ambito stilistico capaci di non ripetersi ed esaltare l’ascoltatore ne rimangono pochi: gli italiani Eldritch, un po’ i Masterplan, lo stesso Jørn Lande: ma i Divided Multitude continuano a reinventarsi, senza paura, con coraggio e intraprendenza tanto da essere una delle band che più fa sventolare gloriosa la bandiera di quel favoloso progressive-power-heavy-metal che negli anni ’90 era tra i generi più eccitanti ed innovativi di sempre!
(Luca Zakk) Voto: 9/10