(Fireball Records) Ok, l’album è uscito nel 2013, ormai due anni fa. Ma ci viene sottoposto nuovamente ora, anche per tutta l’attività che ruota attorno al nuovo lavoro dei Crossfire (ex Teodor Tuff), band che condivide con i Divided Multitude i fratelli Harøy (chitarra e basso). I legami poi non si limitano solo a questo, ma in “Feed On Your Misery” la band -che celebra quest’anno il ventesimo compleanno (ed è prossima alla pubblicazione di un nuovo lavoro…)- porta altra linfa dei Teodor Tuff/Crossfire, visto e considerato che il singer Terje Harøy è lead guest in una traccia e presente come backing vocals un po’ ovunque. E questa invasione della band più recente si sente, positivamente… tanto che il prog/power metal dei Divided Multitude assume una ulteriore dimensione dannatamente metal, pesante, tagliente, carica di ritmica e potenza. Certo, non mancano le evoluzioni prog, le tastiere indovinate, l’inseguimento degli assoli e pure l’imponente voce di Sindre Antonsen, un vocalist capace di cantare qualsiasi cosa, in grado di raggiungere toni alti ed estremamente bassi … quasi alle porte del growl. Sostanzialmente siamo davanti ad un prog metal che elimina le criptiche complessità del genere a favore di una grande fluidità delle canzoni, con una energia fuori controllo: un prog tecnico che però scatena incessante headbanging. Un quinto album convincente, coinvolgente, travolgente, confezionato in una copertina molto ben curata. Dopo l’interessante intro dalle sonorità spagnole, è la title track a togliere ogni dubbio: riff grintoso, melodie di chitarra intense e singing perfetto. “What I See” è la canzone che vede ospite Terje come co-lead vocalist, aumentando di molto il livello della traccia. Ottimo metallo su “Scars”, canzone con una parte centrale decisamente epica. Ricca di varianti, con anche un violino, l’ottima “24/7”, mentre è presente un feeling vintage unito ad un prog più moderno su “Vicious By Heart”. Ancora mood glorioso su “Seconds”, mentre la conclusiva “Reborn” -la traccia più lunga del disco- offre metallo ben forgiato (con riffing ai confini con il death!), singing epico, momenti intensi e momenti taglienti, assoli ben costruiti, compreso quello di tastiera. Inutile negare che l’aver analizzato questo disco ora, dopo due anni, fa nascere un ansioso desiderio di avere tra le mani il sesto lavoro, previsto a breve… apparentemente per la prossima estate!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10