(Debemur Morti Productions) ‘Angelo della morte’ che in norvegese è appunto Dødsengel, si presentano con l’oscurità in questo quinto album in studio. L’essere una black metal band non è sufficiente ai norvegesi ed ecco che elementi dark e atmosfere di una claustrofobia sopra le righe per quanto è ossessiva e a tratti teatrale, giungono nelle loro composizioni. Amanti dell’occultismo, misticismo, mitologia e tanto da puntare nei testi alla figura della dea Babalon, derivante dal Culto di Thelema, l’essenza misteriosa e appunto esoterica dei Dødsengel emerge in maniera netta e in un lungo arco temporale, ben oltre i 70’ anche se ciò avviene grazie a un paio di pezzi che per contenuto, forma e posizione servono proprio ad allungare il tutto. “Bab Al On” si materializza come l’avvento di un mondo terribile e al di là del passo delle ritmiche, con un abbondante uso dei low tempo, del cantato lunatico e al contempo teatrale che ricorda un po’ le modalità canore di Andreas Classen dei favolosi Bethlehem, i Dødsengel sono una concreta interazione tra black e dark metal e in questa interazione entrano in gioco elementi pagan, avant-garde e in generale di un osare verso soluzioni funzionali a questo teatro di un turpe misticismo. Undici pezzi dei quali alcuni dal passo lungo in fatto di durata, infatti le ultime tre composizioni dell’album insieme toccano i ventotto minuti totali. Inoltre anche quelli da un minutaggio contenuto lasciano all’ascoltatore la sensazione di assistere ad archi temporali dilatati. Ciò alimenta il lato atmospheric nella musica dei Dødsengel e le conferisce quel taglio oscuro quanto esoterico. Nell’album la band si abbandona a pezzi di maniera ritualistic black metal, come “Abomination Gate”, la maestosa “Waters of Unravelling”, oppure le composizioni ‘spartiacque’ e utili a inserire momenti non metal ma dall’alto valore descrittivo del concept, come “Annihilation Mantra” e “Dies Irae”, insieme raggiungono i quattordici minuti e si arriva a venti minuti calcolando “Agnus Dei”: voce in preghiera, chitarra acustica e un suono di accompagnamento pulsante per uno dei pezzi più ispirati e struggenti di “Bab Al On”. Babalon, la Donna Scarlatta, la Madre degli abomini, la Grande Madre Terra colei che cavalcherà la Bestia, riceve un poema degno della sua portata.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10