(Moribund Records) Comincia con un’intro di cinque minuti il nono album in studio degli scellerati Dodsferd. Urla di disperazione e rassegnazione aprono a quattro lunghe tracce che ridisegnano leggermente le coordinate stilistiche dei greci. Ecco quindi che la seconda canzone si apre con due minuti di arpeggi in acustico, per poi dare sfogo alla rabbia sofferente e straziante del cantante. Rispetto al passato composto da una sterminata discografia, i nostri si sono cimentati questa volta con strutture canzoni più semplici ma non per questo più banali o vuote di contenuto. Restano i temi annichilenti e misantropici tipici del combo, ma al servizio questa volta di brani più lineari, sebbene il minutaggio mediamente elevato richieda un’attenzione durante tutto l’ascolto. Il genere è ostico, negativo musicalmente sotto ogni punto di vista e deve piacere all’ascoltatore di nicchia quasi per definizione. Quindi siete avvisati, qui c’è solo il nero più nero. A voi…
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10