(Bloodrock Records) I Doomraiser non inventano nulla, e lo dicono chiaramente nel flyer promozionale: ma in un genere come il doom, che perpetua se stesso in modo immutabile e monolitico, questo non deve essere necessariamente un male. Anzi, i romani (che hanno una lunga carriera alle spalle: tralasciando le produzioni minori, siamo al quarto full-“length”) se la cavano egregiamente nel ricreare atmosfere fumose e dannate, che mi sembrano legate in modo particolare alla scena britannica. Infatti la opener “Addiction” dice Cathedral praticamente in ogni nota, e la successiva “Mirror of Pain” parte su toni horror metal e poi sembra spostarsi più indietro nel tempo, estremizzando un sound che parte certamente dai Sabbath e arriva fino al funeral doom nella chiusa. La lunghissima “Ascension: 6 to 7” dà il meglio di sé nel raggelante break strumentale, capace di creare un clima magnificamente spettrale; ipnotico e ‘gommoso’ il riff portante di “Apophis”, poi “In Winter” è sicuramente il pezzo più cattivo del lotto, apparentato con il doom inglese più estremo: nei primi due minuti sembra di ascoltare i Trouble di “The Skull”! Si chiude con un altro pachiderma, “Dio Inverso (Reverse)”, dove la voce di Nicola “Cynar” Rossi giunge volentieri allo screaming: peccato non avere sottomano il testo! Un disco che porta avanti con intelligenza la fiaccola del destino, e che mi ha piacevolmente ricordato le produzioni di metà anni ’90.
(René Urkus) Voto: 7,5/10