(Napalm Records) Per gli svedesi Draconian non occorrono grosse introduzioni. La loro fama è consolidata e viene anche da pensare che questa si cementificherà del tutto con “Sovran”, un album maestoso, triste e bello, poetico e granitico. La dolcezza di queste melodie è immensa, la natura doom e gotica della band si amplifica a dismisura. Una veste sonora consolidata, un sound ben assimilato dai più. Nessuna novità e un proseguire per la propria strada a marcia normale. Chi scrive trova “Heavy Lies the Crown”, opener di “Sovran”, come un qualcosa di sommamente bello. Quelle melodie e il modo di presentarle sono un qualcosa che abbraccia l’intera poetica gotic-doom di un tempo. L’età d’oro del genere si specchia in questo album. Quello che forse convince di meno l’autore di queste righe, è quell’essere prolissi che in fin dei conti i Draconian potevano smaltire con arrangiamenti più snelli. Però… È il genere che richiede certi canovacci, certe regole e modi di fare, eppure dopo sei album qualcosa di più ‘coraggioso’ forse lo si poteva intraprendere. Resta comunque da dichiarare che tutto questo è comunque parte di una bellezza sonora indiscutibile e che per chi ha il cervello ammantato di nebbie, sepolcri, giornate uggiose, guglie gotiche, gargoyle e quant’altro, vivrà un’esperienza con questo album. Decisamente convincente il contributo di Heike Langhans, nuova performer per le parti in cantato femminile. La sua voce è perfetta. I toni di “Sovran” sono sempre sommessi, poche le variazioni più energiche, infatti “Stellar Tombs” rappresenta il primo sussulto, la prima canzone ad essere più ‘veloce’, anche se il grosso dei pezzi si svolge tra tempi low e mid. Per il resto “Sovran” è un bell’album che acquisirà la propria importanza con il tempo nelle personali classifiche dei fan per gli album più interessanti della band.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10