(Inner Wound Recordings) Giungono al secondo album i power metallers italiani Draconicon, a distanza di due anni dal buon debutto “Dark Side Of Magic”, che ha permesso alla formazione tricolore di esibirsi a fianco di realtà affermate come Rhapsody Of Fire, Haggard e Nanowar Of Steel. Questo nuovo lavoro segna una svolta per la band, sia a livello di tematiche che, parzialmente di sonorità. Accantonati per ora i riferimenti a magie, draghi ed altri cliché tipici della fantasy, i testi si fanno ora più cupi e profondamente influenzati dalla pandemia, toccando argomenti come tristezza, dolore e follia. Chiaramente anche il lato musicale si è adattato al mood delle liriche, inglobando dentro partiture dirette, melodiche ed ariose, sonorità più dark e gotiche, rese ulteriormente magniloquenti dagli ottimi arrangiamenti orchestrali effettuati da Francesco Ferrini, noto per la sua militanza nei Fleshgod Apocalypse. Non mancano nemmeno brevi incursioni nel metal estremo, sopratutto se pensiamo ad alcune accelerazioni dove il batterista si cimenta in fulminei blast beat. Un’evoluzione stilistica che ha portato i Draconicon a cimentarsi in un power più maturo, vicino a realtà tipo Kamelot e Conception, soprattutto per la prestazione vocale di Arkanfel, con un’impostazione affine a quella di Roy Khan, pur avendo una timbrica differente. Un album che, molto più del precedente, mette in mostra un sound personale, ricco si di varie influenze, ma sapientemente mescolate, ottenendo uno stile ben riconoscibile.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10