(Autoproduzione) “It’s time to make thrash great again!”, recita la bio dei Draghoria, band statunitense attiva da una decina di anni e giunta al secondo album. L’intento della formazione proveniente dal Colorado è quello di combinare thrash anni ’80 con quello moderno, cosa resa possibile anche grazie al mix di musicisti giovani ed altri un po’ più avanti con l’età; la band è infatti fondata dal chitarrista Ronald Carrillo, mentre alla batteria siede suo figlio Alex, il quale divide la sezione ritmica con l’esperto bassista John Colucco, noto per aver militato nei truculenti Internal Bleeding. Completano la line up il giovanissimo chitarrista Ryan Nevins ed il cantante Benjamin Riggs, altro vecchio leone in circolazione da fine anni ’80 in forza ai Forced Religion. Si parte alla grande con la title track, tra riffs che richiamano i primi Testament e linee vocali degne dei migliori Exodus. È proprio la versatilità vocale di Riggs l’arma in più in mano alla band, visto che il singer passa con disinvoltura dai vocalizzi abrasivi tipici di Souza alla potenza di Chuck Billy, fino alla brutalità vicina al death. “Terror Hypnosis” ha un riff portante quasi copiato da “Burnt Offerings” dei citati Testament, prima di accelerare ed evolversi in direzioni più brutali. “Within Seconds Of Death” è più vicino agli Overkill, soprattutto nel botta e risposta tra chitarre e basso assolutamente massacrante. Tutto l’album è un invito al pogo ed all’headbanging più selvaggio, mantenendo lo spirito del thrash ottantiano ma con un sound al passo con i tempi.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10