(Electric Generation) Dopo l’inatteso split con ZP Theart erano in molti a chiedersi cosa ne sarebbe stato dei Dragonforce: la risposta è contenuta in questo quinto full-“length”, che ci mostra sicuramente la band in risalita dopo il brutto e riciclatissimo “Ultra Beatdown”, il quale aveva indubbiamente esaurito ogni intreccio possibile dell’extreme power metal. “The Power within” ci presenta anzitutto il nuovo cantante Marc Hudson: una bella voce classicamente power, più tecnica ma meno squillante e originale di quella di Theart, che a me era sempre piaciuta moltissimo nonostante le numerose critiche piovutegli addosso, e che trovavo magari più adatta a duettare con le chitarre di Li e Totman sparate a folle velocità. Ma abbiamo un’altra novità, questa radicalmente positiva: i brani sono mediamente più brevi e più ragionati, non sono più, ormai, l’insensata pioggia di solos di “Ultra Beatdown”. Il tasso di melodia e velocità è comunque alto come si vede dalla bella “Holding on”, che ha come da tradizione della band un ritornello praticamente infinito. Il singolo “Cry Thunder” ha un ritmo vagamente celtico e Running Wild, per un risultato finale molto simpatico; ma in “Wings of Liberty” il fan riconoscerà inevitabilmente fraseggi e melodie che ha già ascoltato in altri brani (io ho pensato in particolare a “Trail of broken Hearts” da “Inhuman Rampage”). Ultraclassica ma godibile “Seasons”, presente anche in versione acustica; ma “Die by the Sword” la supera con una melodia ancora più immediata. Insomma, un buon album di passaggio che dona aria fresca ad un sound che si era fatto insopportabile.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10