(Phonector) Nonostante una carriera piuttosto lunga, iniziata a metà degli anni ’90, questo è il full “length” d’esordio per i tedeschi Dreadful Minds: a dire il vero, i nostri avevano pronto un album nel 2005, ma a causa di un improvviso scioglimento non l’hanno mai pubblicato… “The growing Fear”, la opener, ha delle belle tastiere e un feeling progressive che non dispiace: i Queensryche sono un modello lontano ma comunque ben messo a fuoco. Si sente da subito che le radici del suono affondano molto indietro nel tempo, alla seconda metà dei nineties. In “Your Love was a Lie” si sente addirittura qualcosa dei Touchstone, ed è un pianoforte molto maturo, che si mescola a chitarre taglienti e a un mood Vanden Plas, ad animare “Silent Tears”. Con “Place of Silence” siamo praticamente dalle parti dei Rush, anche se il riff mi ha ricordato i Vision Divine più laccati; godibile, nel suo alternarsi di passione e ritmo, la power ballad “Edge of Sanity”. “Left” ha un grintoso piglio hard rock, poi con “Caught in Illusion” la band alza il tiro e offre un epos di sei minuti e mezzo che, con le dovute proporzioni, ha qualcosa di rainbowniano. Bella anche l’energia di “What U give is what U get”, prima che il prog rock patinato ponga fine a una scaletta lunga ben 14 brani. Nulla di trascendentale né di innovativo, ma i Dreadful Minds sono capaci di dare la carica e, quando serve, anche di far rilassare l’ascoltatore.
(René Urkus) Voto: 7,5/10